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Intolleranza o allergia alimentare in cani e gatti, come dobbiamo comportarci con la dieta per diagnosticare e risolvere questi casi?

Spesso si sente parlare di intolleranza o allergia alimentare in cani e gatti, come dobbiamo
comportarci con la dieta per diagnosticare e risolvere questi casi?

Al giorno d’oggi molti cani e gatti hanno reazioni avverse al cibo, alcuni si definiscono allergici e
altri intolleranti, ma qual è la differenza tra questi due casi?

SOGGETTO INTOLLERANTE
Un soggetto si dice intollerante quando presenta reazioni non immunologiche, per cui reazioni in
cui non è coinvolto il sistema immunitario.
In particolare si possono distinguere 4 casi:

1. Reazioni alimentari metaboliche in contrasto all’assunzione di lattosio, amido e purine in
alcune razze specifiche;
2. Intossicazioni alimentari dopo l’assunzione di micotossine, tossine batteriche e alimenti
tossici (cipolla, agli, cioccolato, uva,..)
3. Reazioni alimentari farmacologiche dopo l’ingestione di istamina o teobromina;
4. Idiosincrasie alimentari nel gatto post ingestione di glicole propilenico.

Tutti questi casi si manifestano sicuramente con reazioni di tipo metabolico che coinvolgono il
sistema gastro-intestinale: vomito, diarrea, perdita di peso e disidratazione; potrebbero però
verificarsi anche reazioni dermatologiche, per esempio prurito cutaneo od otiti.

SOGGETTO ALLERGICO
Un soggetto allergico si definisce tale quando presenta reazioni avverse al cibo con base
immunologica, per cui dopo l’assunzione di un certo alimento (=allergene), si verifica l’attivazione
del sistema immunitario con produzione di specifici anticorpi.
Ciò avviene con un meccanismo non dose-dipendente.
I fattori scatenanti che possono portare ad un’allergia alimentare possono essere: genetica,
microbiota intestinale alterato con mancata assunzione di simbiotici, elevata assunzione di omega
6 e carenza di omega 3, eccessi o carenze di vitamina D, carenza di vitamine antiossidanti, ma
soprattutto per un’inadeguata o mancata stimolazione del sistema immunitario durante l’infanzia.

Le conseguenze più comuni sono:
1. dermatite pruriginosa associata a otite, fistole perianali, piodermite o malassezia;
2. vomito, diarrea e flatulenza;
3. enteropatia cronica.

Perciò, i trattamenti dietetici consigliati per diagnosi e terapia nelle intolleranze e allergie
alimentari sono: la dieta commerciale ipoallergenica, ma ancora meglio la dieta casalinga ad
esclusione. Essa consiste nell’introduzione di alimenti nuovi con cui l’animale non è mai venuto a
contatto, così da proporre un alimento a cui il sistema immunitario non è mai stato esposto. In
particolare, i singoli ingredienti andrebbero aggiunti uno alla volta, provandone ciascuno per
almeno 10 giorni consecutivi, verificando che non si creino conseguenze avverse.
Se dopo 2/3 mesi di dieta ad esclusione l’animale non presenta reazioni avverse si può proseguire
con la stessa, in caso contrario, bisogna ripartire da capo per provare quale alimento ha causato
danni.

Sia con l’assunzione di una dieta commerciale ipoallergenica che casalinga ad esclusione, si consiglia
l’impiego di simbiotici per mantenere sano, vario ed attivo il microbiota intestinale, sottoposto ad
alterazioni a causa delle reazioni avverse e del cambio dieta.

Chloè Nicoli

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